Stamattina entro in panetteria, coi minuti contati perché devo ancora ripassare da casa a stendere il piumone che ho appena lavato e prendere il portatile per andare a lavoro. Ci sono parecchie persone, ma entro e mi infilo di lato. Dopo di me entrano altri, un signore e subito dopo una signora, un altro uomo dopo ancora.
Arriva il mio turno e il signore entrato dopo di me inizia a ordinare il pane, senza accorgersi che mi sta passando davanti. Gli faccio notare che toccava a me e mi risponde che non è vero, c’era lui. La signora entrata dopo di lui conferma la mia versione e lui risponde che non è vero c’era lui. Il signore ancora dopo mi sorride e mi fa segno di stare zitta. Cedo il posto, dicendo che non è rilevante, può anche passare avanti. E li scatta la frase sbagliata al momento sbagliato. La panettiera interviene:
– E dai, oggi è la nostra festa, per oggi abbiamo ragione –
– Passi lei, va bene lo stesso. Oggi è la vostra festa, solo per oggi avete ragione –
Avessi ascoltato la volontà gli avrei mollato un pugno sul naso. Perché l’arroganza non la sopporto mai, mi fa salire il nervoso dentro e mi scioglie la lingua (che già normalmente non è proprio “legata”). La finta cortesia di chi ti fa cadere dall’alto qualcosa che sarebbe tuo di diritto e per giunta lo fa “perché sei una donna” mi fa venir voglia di lasciargli dei segni evidenti del mio disappunto (e della mia ragione) sul muso. Invece ho messo a tacere la voce della “pasionaria” che suona nella mia testa, ho messo da parte la questione di principio perché a discutere con gli stupidi poi non si capisce più chi sia lo stupido, ho ordinato il mio pane, le ciambelle per festeggiare la festa della donna con le colleghe e sono uscita.
Non mi serve la festa della donna per aver ragione e per prendermela, ho l’abitudine di pretenderla ogni giorno, quando ce l’ho. Buona festa alle donne che non aspettano l’8 marzo per pretendere rispetto.
ps. il biglietto lo ha fatto per me la mia famiglia, anzi veramente l’ha fatto Lucia e l’ha firmato da parte di tutti.