quello che non dovrei fare (ma che a volte faccio)

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So che non dovrei farlo per diversi motivi.

Il principale è che non servirà a molto, anzi, creerà dei danni probabilmente. Perché lascerà più nervosi entrambi, lontani e senza possibilità di chiarirsi, di recuperare con una carezza sul braccio, con una gentilezza inaspettata. Oppure di rimanere arrabbiati e nervosi, ma vicini.

Non servirà a niente perché qualsiasi posizione presa non sarà del tutto “giusta”, ma si nutrirà di giudizi precedenti (che non sono pre-giudizi, ma giudizi fondati su esperienze pregresse), si baserà su qualcosa che “è sempre stato così” e non potrà contemplare il cambiamento (auspicato, favorito, agognato).

Cerco di evitare di sgridare i miei figli al telefono, quando sono lontano e su qualcosa a cui non ho assistito anche solo come spettatrice involontaria. Non ho mai sopportato le frasi tipo “chiamo mamma così ti sgrida lei” o “vedrai quando arriva papà cosa ti dice” dette da nonni, zii, maestre, adulti che rimandano il momento della resa dei conti e lasciano il ruolo di sanzionatore al genitore di turno (e a casa mia quel ruolo spetta a me).

Però ieri ho sgridato al telefono mio figlio grande, polemico, lamentoso e incapace di guardare l’insieme ma di concentrarsi su un singolo episodio. E gli ho ricordato che quando arriverò io al mare (cioè oggi pomeriggio) andrà solo peggio, non meglio.

Io sono rimasta con un po’ di fastidio, che forse mi passerà solo stasera, quando lo vedrò e potrò abbracciarlo.

A lui, forse, è passata il secondo dopo aver messo giù il telefono. Ma questa mattina, quando ho telefonato alla nonna al mare, non ho chiesto. Preferisco non sapere, così non devo intervenire.