Questo è un post confusionario e scomposto, com’è la vita di questi tempi. È un flusso ininterrotto ma poco organico di pensieri e cose che avvengono e su cui mi fermo un tempo indefinito, a volte poco, a volte tanto. Un post di vita che scorre senza un ordine preciso.
È bello immaginare una vacanza, cercare campeggi e guardare le spiagge su google maps. Mandare richieste di affitto per bungalow e notare che le strutture per 5 persone sono sempre meno, ma forse stanno per finire le vacanze in 5. È bello pensare che per una settimana le mie orecchie sentiranno la lingua degli affetti e il suono dei denti che affondano nel croissant. Che i miei pensieri, i miei ragionamenti e i miei desideri saranno in un’altra lingua che è quella della me a 16 anni.
È bello avere un nuovo libro in cui immergersi, una storia dolorosa da esplorare. È forse ancor più bello quando non stai proprio ottimamente. Perché la fatica, il dolore, la preoccupazione a volte rendono più prossimi, più capaci di osservare i segni che la vita lascia sugli altri, più capaci di entrare in quel dolore, che sia reale o narrativo. E ti danno il coraggio di parlare di cose che sembrano tabù e invece hanno bisogno solo di un po’ di sfacciataggine per essere nominate (e a volte questo le fa diventare più piccole).
È bello andare in bici in due, uno davanti e l’altro seduto dietro sul portapacchi. Sentire le mani piccole che si appoggiano sui miei fianchi, avvisare per ogni salto o buca della strada, rallentare in corrispondenza dei paletti. E parlare: della giornata che sarà, del centro estivo che alla quarta settimana inizia ad annoiare, del programma delle cose da fare insieme nella prossima giornata di cassa integrazione, della nostra allergia ai pollini e all’erba appena tagliata. Ed è anche bello aver scoperto la bici come mezzo di trasporto a 40 anni suonati, meglio tardi che mai (e dovrei avere ancora qualche anno davanti per continuare a usarla in sicurezza).
È bello saperla sul pullman da sola e non aver bisogno di chiamarla mentre si sposta. Perché è sicura di quello che sta facendo, non ha paura di crescere. È bello parlare chiaramente con lui di quali responsabilità comporti il suo ruolo e, dopo qualche mugugno, vederlo chino sulla cartina a cercare un percorso da fare con la squadriglia o sentire che ha dato disponibilità per seguire i ragazzi della scuola media nel centro estivo. È bello avere dei figli permeabili alle proposte e non dei muri di gomma su cui ogni cosa rimbalza senza lasciare traccia.
È bello il messaggio di un’amica che inizia con “Di te adoro” o la premura di un’altra amica che ti scrive ogni giorno, per stare vicine anche se il tempo per vedersi non c’è. È bello dire a qualcuno che può appoggiare la sua fatica su di te, non per vederla sparire ma per vederla accolta. È bello andare a casa della tua professoressa del liceo il giorno del suo compleanno e portarle un libro che sei certa le piacerà e rivedere quella casa in cui hai passato tanto tempo quando ancora era solo la mamma della tua amica. È bello essere contenta perché le persone a cui vuoi bene sono in una città bellissima, in cui tornerai ne sei certa.
È bello andare avanti, nonostante lo stordimento dei mesi passati, la fatica delle settimane presenti e l’incertezza di quelle future.